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I MITI

La leggenda narra che Romolo,  dopo aver fondato Roma, cercò di popolarla e perciò accolse i pastori dei villaggi vicini.

A Roma mancavano le donne.

Romolo pensò allora di organizzare una festa alla quale invito i Sabini con le loro mogli e figlie.

Durante la festa, mentre i Sabini ballavano e cantavano, a un preciso segnale i giovani romani ne rapirono le donne e infine, armati di pugnali, misero in fuga i loro uomini.

Questi ultimi, poco tempo dopo, ritornarono a Roma per riprendersi le loro donne e vendicarsi dell'offesa subita. Tarpea, una bella fanciulla, aprì ai Sabini le porte della città e i Romani la uccisero immediatamente.

I Sabini allora si lanciarono contro i Romani, ma durante la battaglia intervennero le donne per ottenere una tregua. Molte fanciulle si erano affezionate ai loro sposi Romani e non volevano che negli scontri fossero coinvolti i loro mariti e i loro padri. Romolo e il re dei Sabini posero fine allo scontro e regnarono insieme sulla città: Sabini e Romani divennero un unico popolo.

 

IL RATTO DELLE SABINE

LE FONTI STORICHE

LA VITTORIA DI PIRRO

Nel 280 a.C. Pirro riuscì a battere i Romani nella battaglia di Eraclea.

I suoi elefanti avevano spaventato la cavalleria e avevano scompigliato le schiere dei combattenti fino a metterli in fuga.

Per molto tempo l'esito della battaglia rimase incerto, e si dice che per ben sette volte ambedue le parti dovettero inseguire e fuggire... Alla fine, mentre gli elefanti scompigliavano i Romani e i cavalli ne erano spaventati e non ubbidivano ai cavalieri, Pirro condusse contro di loro la cavalleria tessalica e li volse in fuga con grande strage.

Si narra che in questa battaglia caddero più di 15000 Romani; dei soldati di Pirro caddero 13000.

Ma questi erano tutti i migliori e Pirro perdette gli amici e i generali di cui soprattutto si valeva e nei quali aveva completa fiducia.

Cionondiméno si impadronì dell’accampamento abbandonato dai Romani, attirò a sé tutte le città che erano loro alleate e saccheggiò per lungo tratto la regione spingendosi quasi alle porte di Roma.

Si racconta però che a un tale che si congratulava con lui per la vittoria, egli rispose: - Se vinceremo i Romani in un’altra battaglia come questa, saremo per sempre rovinati.

Aveva infatti perduto i suoi uomini migliori, gli amici, i generali e non era possibile farne venire altri.

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